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salvo di silvestro x-tern  s.disilvestro@x-tern.it
architetto  19.01.05
NIB 04: LA “GIOVANE” ARCHITETTURA “PORTA A PORTA"
SORPRESA
La settima tappa a Merano (Kurhaus, Sale riunioni 1 e 2) della “Newitalianblood+ICAr 04 Travelling Exhibition” si è conclusa venerdì 3 dicembre 2004.
La curiosità e l’interesse che l’evento ha suscitato presso i visitatori e la stampa locale hanno dimostrato ancora una volta che l’Architettura (e, in questo caso, l’Architettura dei giovani architetti) è argomento capace di coinvolgere un pubblico vasto, soprattutto se presentato in formule “fresche” e con l’ausilio di nuovi mezzi di comunicazione.

La geniale formula itinerante con aggiornamenti ad ogni tappa, insieme al supporto del sito newitalianblood su Internet (tutte felici intuizioni di Luigi Centola), permette ad una platea composita di avvicinarsi all’Architettura contemporanea ed ai lavori delle nuove generazioni di architetti in maniera semplice e per nulla “intellettualoide”, soprattutto in aree del nostro Paese lontane dai centri tradizionalmente teatro dei grossi eventi culturali.

Il fatto poi che il contenuto dell’Esposizione offre un’istantanea sempre “up-to-date” delle nuove tendenze in campo architettonico delle nuove leve rende la mostra più simile ad un digeribilissimo servizio giornalistico di approfondimento che ad un ostico e magari noioso documentario.
Il concept dell’esposizione come “carrozzone” o “circo” che monta le tende per una o due settimane per poi spostarsi altrove con un programma di viaggio definito spesso strada facendo sembra essere efficace perlomeno nello stimolare interesse e curiosità nelle varie fermate. Rimangono ovviamente i limiti (insiti nella formula stessa della mostra) dovuti ai pochi mezzi a disposizione e all’estrema sintesi richiesta ai partecipanti nel presentare i progetti (1 tavola in formato A1 per ogni opera).

Il vero dato positivo dell’esperienza a Merano è rappresentato dalla presenza numerosa di comuni cittadini e non solo di architetti.
Il carattere elitario e “misterioso” della maggior parte delle mostre di Architettura scoraggia sovente l’afflusso del pubblico dei “non-addetti”. Al contrario, la NIB Exhibition pare suscitare interesse e simpatia per questo suo portare in giro lavori di giovani talenti che si auto-promuovono con mezzi semplici e tanta voglia di comunicare, proponendosi come testimonials di sé stessi e dell’Architettura contemporanea.
Il problema della poca cultura architettonica in Italia (paradossale nel Paese con il più alto patrimonio storico al mondo) deve interessare tutti e gli architetti per primi.
Se le istituzioni e gli organi preposti all’educazione culturale (e tra questi, la stessa TV di Stato) sono troppo spesso poco attivi nel proporre iniziative è proprio dagli architetti che deve partire la spinta a diffondere la passione e l’interesse verso l’Architettura.
NIB+ICAr 04 ha il merito, tra gli altri, di agire in questa direzione, oltre a sopperire alla quasi totale mancanza di iniziative specifiche “dall’alto” di promozione e sostegno dei giovani architetti (a differenza di altri paesi, vedi la Francia o l’Olanda).

PARENTESI #1: ITALIA E ARCHITETTURA
Un mio professore sosteneva provocatoriamente nelle sue lezioni che a suo giudizio in Italia andava abolito il servizio militare obbligatorio e sostituito con “il servizio di leva architettonico”, un anno di Storia dell’Architettura a livello universitario obbligatorio per tutti.
Il servizio militare obbligatorio è stato abolito. Chissà…

ARCHITETTO?
Nella pratica quotidiana della professione ci si rende conto spesso di quanto poco noto è perfino il ruolo stesso dell’architetto, per non parlare poi della poca conoscenza delle sue competenze nel processo edilizio.
Maria Giovanna Reni cita in un suo recente ed interessante articolo i risultati di un’indagine commissionata ad Abacus dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino (in previsione del Congresso Internazionale della U.I.A. che si terrà a Torino nel 2008) che forniscono un quadro (almeno per gli architetti) alquanto deprimente. Sembra infatti che il 33% degli intervistati ritenga il ruolo dell’architetto “connesso all’arte ed all’estetica”, il 25% alla qualità della vita e solo il 9% alla modernità ed alla tecnica. “Per quanto riguarda l’ambito di pertinenza per l’architetto”, continua la Reni, “la risposta è stata, per la stragrande maggioranza: chiese, teatri, parchi e villette, e sul livello di informazione circa i servizi che l’architetto può offrire, la maggior parte degli intervistati si dichiara poco o per nulla informato. Per ciò che attiene all’architettura, la maggior parte degli italiani si guarda bene dal leggere, guardare un programma televisivo o visitare una mostra sull’argomento. E’ inoltre bassissima la percentuale degli intervistati in grado di citare il nome di un architetto famoso, italiano o straniero”. (1)
L’architettura è sentita più come arte e bene culturale che come disciplina capace di incidere sulla quotidianità e sulla qualità della vita.
Non è per nulla conosciuta (o riconosciuta) la capacità dell’architetto di incidere sulla vita dei fruitori dell’Architettura, di produrre visioni e di stimolare innovazione e progresso.

PARENTESI #2: LIBERE VARIAZIONI SUL TEMA
Altra è (o sembra essere) invece la considerazione che all’estero si ha dell’architetto e della disciplina. Tra i loro compiti è infatti annoverata, nell’opinione comune, la ricerca di un miglioramento della qualità della vita.
E di Architettura si parla spesso e molto.
Non è inusuale imbattersi (è capitato a me a Rotterdam) visitando una mostra di architettura in un paio di casalinghe che discutono animatamente davanti ad un progetto criticando la scelta dell’architetto sulla localizzazione dell’entrata di un edificio. Mentre qui in Italia due casalinghe (sempre che fosse loro saltato in mente di andare ad una mostra di architettura) avrebbero discusso se la facciata era “bella” oppure no, lì si discuteva se il progetto era “buono” oppure no. Sta qui fondamentalmente la differenza tra conoscenza e non conoscenza dell’architettura e ritornando al dato del sondaggio che mostra che l’italiano medio lega l’architettura prevalentemente all’arte si capisce che nel giudizio che darà di un progetto si preoccuperà più del colore dell’intonaco o della pietra del rivestimento che di altri aspetti fondamentali dell’edificio.
E’ compito fondamentale dell’architetto provare a spostare l’attenzione nel comunicare il suo “prodotto” verso la sintesi di quello che è: una risposta creativa ad un quesito/programma (spesso complesso) condito di ostacoli, restrizioni, normative e confluenza/scontro di interessi molteplici.

Sappiamo tutti quanto sia a volte scoraggiante ed estenuante “comunicare” un progetto alla committenza nella pratica quotidiana della professione. Questo è dovuto al fatto che dall’altra parte si trova nella maggior parte dei casi qualcuno che viene a confrontarsi con l’Architettura contemporanea per la prima volta, che non è mai stato probabilmente ad una mostra di Architettura, che ha un’idea distorta dell’inquinamento visivo di un paesaggio o di un contesto urbano. Che non ha, in altre parole, i mezzi per valutare la bontà di un progetto. Sembra quasi che il giudizio su un progetto contemporaneo venga formulato basandosi ancora su un confronto distorto con l’Architettura del passato che diventa così la “palla al piede” di ogni architetto contemporaneo. Nessuno riflette sul carattere rivoluzionario che certe visioni e certe soluzioni (per non parlare dei linguaggi estetico-architettonici) di Brunelleschi o Michelangelo possano avere avuto all’epoca della loro formulazione. Non ci si rende conto che non è una bestemmia affermare che Renzo Piano è probabilmente il Brunelleschi di oggi.

PS
E’ inutile illudersi. In Italia c’è senz’altro poca fiducia riposta nell’intera categoria degli architetti (“per colpa di chi?”).
Poco importa comunque se alla fine ciò sia dovuto al carico di Storia del nostro Paese, alla poca cultura architettonica, ad errori di passate generazioni di professionisti o, forse, alla ancora insufficiente capacità delle attuali di comunicare e di entusiasmare.
C’è da augurarsi che iniziative “piccole e semplici” come la mostra Newitalianblood continuino ad essere ideate per contribuire ad avvicinare il grande pubblico all’Architettura contemporanea grazie alla passione e alla grinta delle nuove leve di architetti.


Salvo Di Silvestro
X-TERN architects+urban planners





NIB+ICAr 04
Settima tappa: Merano
27.11.04>03.12.2004
Guest Curators:
X-TERN architects+urban planners
arch. Salvo Di Silvestro
arch. Marco de Fonzo
arch. urb. Giorgio Gottardi
www.x-tern.it


(1): Maria Giovanna Reni, “L’Italia e l’architettura” in “Inarcassa”, n.1.2004, gennaio/marzo 2004