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Luigi Centola  info@newitalianblood.com
Architetto  06.04.12
Buco Nero 5 > Cementificio Sapri
Sapri sin dal dopoguerra vanta un originale monumento, storica eredità del glorioso Piano Marshall. Lungo oltre 100 metri e alto 20, si tratta di un pregevole e oramai storico scheletro in cemento armato, premiato qualche anno fa tra i più significativi e longevi ecomostri d’Italia. Nell’immaginario collettivo e nelle accese campagne elettorali il cementificio è da sempre un protagonista immancabile.
I cittadini sopravvissuti, dopo oltre 60 anni, per risolvere il problema confidano non tanto nel riscatto della politica e della pianificazione, ma almeno nel senso di responsabilità degli amministratori. Ci si divide appassionatamente tra chi propone di riutilizzare il rudere per fini culturali o sociali e chi invece, sfinito dalle promesse e dagli annunci, chiede soltanto di demolire l’ecomostro che deturpa la splendida baia. Tuttavia, essendo la proprietà privata, sarebbe necessario un impegno economico notevole per l’acquisizione dell’area al patrimonio comunale, nonché lo stanziamento di ulteriori fondi per la progettazione e la realizzazione di qualsiasi intervento pubblico.

La soluzione condivisibile ed economicamente possibile per il nostro quinto buco nero potrebbe ricercarsi nell’applicazione dei nuovi strumenti legislativi pensati proprio per la rottamazione e la riqualificazione urbana.
Il Piano Casa (Legge Regionale n.1, art.7 -5 gennaio 2011) e, soprattutto, il Decreto Sviluppo (Decreto Legge n.70, art.5 - 13, maggio 2011) indicano la via maestra verso un’azione collaborativa tra il proponente privato e l’Amministrazione che, in assenza di finanziamenti pubblici, consentirebbe di realizzare la demolizione e la ricostruzione sulla stessa proprietà (allontanandosi dalla costa), oppure il trasferimento della volumetria in altri siti edificabili da reperire sul territorio comunale. Nell’ipotesi di delocalizzazione attraverso il Decreto Sviluppo la collettività otterrebbe come contropartita un parco comunale costiero da realizzarsi per legge integralmente a spese dei privati che hanno il diritto di trasferire altrove la volumetria esistente.
In ogni caso la splendida area negletta a ridosso del mare sarà riqualificata attraverso giardini mediterranei e spazi verdi a servizio dei residenti e dei turisti, mentre l’impronta a terra in cemento industriale ricorderà, a futura memoria, lo scheletro fantasma, ospitando quei servizi turistico-commerciali stagionali che consentiranno i ricavi necessari per la manutenzione costante del verde e della spiaggia.

Invece di immaginare per lo sviluppo turistico di Sapri faraonici e complessi progetti di club golfistici che per autofinanziarsi hanno bisogno di villette, condohotel e darsene dalla difficile integrazione paesaggistica, perché non utilizzare i sopracitati strumenti per risolvere, a costo zero, problemi come il cementificio e le sostituzioni edilizie puntuali che condurranno alla riqualificazione complessiva del waterfront?
La nuova Amministrazione e i proprietari privati hanno a disposizione, per la prima volta, le procedure tecnico-amministrative per governare, nell’interesse pubblico, la riqualificazione urbana.
Nel frattempo sarebbe interessante conoscere quali sono le soluzioni e gli impegni concreti per il waterfront e il cementificio dei candidati Sindaci…


Pubblicato in versione adattata sul Corriere del Mezzogiorno del 6 aprile 2012