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Luigi Centola  info@newitalianblood.com
Architetto  23.03.12
Buco Nero 3 > Ospedale Amalfi
PROJECT FINANCING PER L’OSTELLO IN COSTIERA
Riconversione dell’ospedale incompiuto di Pogerola in polo per l’accoglienza e attività sociali a costo zero per la collettività

L’ospedale mai ultimato di Amalfi, nonostante una storia a dir poco surreale iniziata nel 1952, dopo svariate interrogazioni parlamentari, scandali, inchieste e un danno all’erario stimato in 24 milioni di Euro, può essere ancora molto utile alla collettività e allo sviluppo sostenibile del territorio. Liberandoci per un attimo dall’amarezza per l’incapacità politica e gli ingiustificabili sprechi perpetrati in oltre mezzo secolo di annunci e proclami, cerchiamo di analizzare il nostro terzo “buco nero” sempre come un’opportunità invece che un problema.

L’incompiuta si trova al culmine di alcuni tornanti, a 350m slm, nella parte alta del piccolo borgo montano di Pogerola. Se da un lato l’accessibilità sarebbe stata a dir poco problematica, non solo per le ambulanze (come hanno fatto gli irresponsabili decisori a non pensarci?), dall’altro si gode di un panorama mozzafiato sul golfo di Salerno.
La struttura, seppur vandalizzata, appare solida e dotata di impianti e servizi, incluso un parcheggio di 1000mq, sicuramente inadeguato per una struttura ospedaliera ma preziosissimo per la Costiera amalfitana.
Analizzate le caratteristiche dell’edificio realizzato su 5 livelli per complessivi 6.000mq e la situazione del contesto che vede del tutto assente in Costiera una tipologia di accoglienza low cost dedicata soprattutto ai giovani, perché non pensare alla trasformazione in ostello?
Dai nostri calcoli si potrebbero ricavare circa 60 stanze (2,4,6,8 o 12 letti), tutte con vista mare e la maggior parte con ampi balconi, per complessivi 260 posti letto. Al piano terra esiste un’area da destinare alle Associazioni locali (350mq) e per una sala polivalente (200mq), con ampi servizi (300mq) e porticato (100mq). All’ultimo piano troviamo invece un volume tecnico e uno spazio all’aperto che sembrano fatti apposta per creare un ristorante panoramico (450mq) e una spettacolare terrazza (350mq).

Come realizzare materialmente il progetto, con quali fondi e in che tempi?
Basterebbe promuovere un project financing (simile a quello realizzato dal comune di Amalfi per l’hotel Cappuccini) offrendo ai privati 30 anni di gestione in cambio della riconversione del bene (valore presunto delle opere 5 milioni di Euro) e un canone di affitto simbolico annuale di 100.000 Euro da corrispondere all’Asl o direttamente alla Regione. Richiedendo nel bando, da espletare in 90 giorni, anche la sistemazione delle aree da destinare alle Associazioni si potrebbero incentivare alcune attività imprenditoriali complementari, coordinate dal comune di Amalfi, che avrebbero il vantaggio di mantenere vivo il complesso per tutto l’anno. La sala polifunzionale con capienza di oltre 200 posti e il ristorante vista mare potranno essere utilizzati dall’ostello o concessi per eventi, incontri, convegni e cerimonie. Al termine dei 30 anni il gestore riscatterà la proprietà del bene al prezzo di mercato, o in alternativa, la struttura già avviata sarà venduta all’asta con notevole sollievo per il bilancio regionale.

Grazie alla sensibilità e al coordinamento tra il commissario dell’Asl Bortoletti e il governatore Caldoro, che ha annunciato anche sul Corriere del Mezzogiorno, un piano di dismissione addirittura per le strutture sanitarie attive, in sei mesi un illuminato investitore potrebbe redigere il progetto, ottenere il cambio di destinazione d’uso e, dopo un anno di lavori, inaugurare l’ostello entro l’estate 2014.
Con una gestitone appropriata si possono attrarre 50.000 ospiti a stagione e consentire il rientro dei capitali investiti in meno di 8 anni. Oltre ad assumere decine di lavoratori locali si creerebbe un polo ricettivo unico per la Costiera, dalla marcata connotazione sociale, in grado di incentivare sia il turismo che l’integrazione tra residenti e viaggiatori internazionali. Per la prima volta, forse, nell’interminabile storia dell’ex ospedale e della sanità campana, a costo zero per la collettività.


Pubblicato in versione adattata sul Corriere del Mezzogiorno del 23 marzo 2012