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Imma Puzio  ufficiostampa@immapuzio.it
Ufficio Stampa  26.06.09
MIGLIORARE LA VITA CON IL COLORE: FORUM ITINERANTE
Si è tenuto a giugno, a Giulianova Lido, il “Forum sul pensiero a colori” organizzato dalla Fondazione Accademia del Pensiero a Colori, con il patrocinio dell’Ordine Ingegneri della Provincia di Teramo, dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Teramo, Pescara ed Ascoli Piceno e del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Teramo ed Ascoli Piceno.

Il Forum è stato partecipato da circa 150 architetti, ingegneri e geometri abruzzesi.

Il tema del dibattito è stato il significato del “pensiero cromatico” a tutto tondo, dai punti di vista psicologico e percettivo, dell’architettura e del design, ecologico ed energetico.
L’iniziativa è sponsorizzata da Oikos, l’azienda che produce pitture di alta gamma per interni e facciate.
Nella ricorrenza dei suoi 25 anni, l’azienda sta promuovendo e sponsorizzando una serie di iniziative coerenti con la sua produzione, caratterizzata da alte prestazioni tecniche ed estetiche, ed interamente ecosostenibile.

A fine settembre 2009 il Forum farà tappa in Liguria, a Finalborgo.


Sintesi degli interventi:

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1 - PENSARE A COLORI
Marcello Balzani, Direttore di Architettura dell’Università di Ferrara

L’architetto ha illustrato il significato del “pensare a colori” da un punto di vista sia scientifico che psico-emotivo. “Il colore – ha detto Marcello Balzani - è un elemento alla base della formazione delle mappe mentali e dei processi di selezione e di riconoscibilità degli spazi”.

Il colore nell’architettura ha permesso di costituire codici di comunicazione e di comportamento, surrogare morfologie naturali, conservare, attraverso il metamorfismo decorativo, molti aspetti della tradizione culturale; ma ha anche consentito di adattare un rapporto con l’artificiale, ibridando i progetti, e sperimentando nuovi percorsi di produzione industriale, nuovi materiali integrati, nuove prestazioni.
Gli effetti di queste scelte contribuiscono a mantenere vivo uno straordinario rapporto dialettico: tra antico e moderno, tra città storica e città contemporanea, tra natura ed artificio, tra bisogno di conservazione e desiderio di innovazione, tra salvaguardia-recupero e riqualificazione-valorizzazione.
La tradizione è scelta nel significato albertiano del termine dove per rapportarsi con “l’antico” bisogna tradirlo, ovvero tra-durlo continuamente in un’esperienza nuova e nuovamente fondatrice di linguaggi e modelli; d’altro canto si sceglie di affrontare il dibattito anche sul significato del pensiero cromatico a tutto tondo, ovvero nella complessità dei linguaggi dell’architettura e del progetto contemporaneo che utilizzano nuovi materiali, rapporti con la luce, integrazioni spaziali a più livelli di contaminazione (energetica, simbolica, digitale, ecc.).

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2 - LA PERCEZIONE DEL COLORE. FISIOLOGIA E PSICOLOGIA
Paolo Brescia, Colour Designer, Presidente di Cromoambiente

L’architetto e colour designer Paolo Brescia, durante il suo intervento si è soffermato in particolare su fisiologia e psicologia del colore, attraverso l’illustrazione del modello teorico-pratico denominato “Cromoambiente”, relativo all’uso finalizzato dell’energia Luce-Colore.

Con riferimento a questa relazione luce-colore, Brescia interviene su:
• Effetti fotobiologici
• Effetti comunicativi (comunicazione interpersonale, sociale, mediatica, informatica)
• Effetti psicologici (espressione di sé, scelta dei propri territori, sinestesie percettive)
• Effetti terapeutici (cromoterapia, medicina psicosomatica, tecniche antistress, sviluppo della memoria, benessere da contesto ambientale)
• Progettazione del colore in relazione alla psicologia del fruitore ed alle esigenze ergonomiche

La stretta dipendenza del colore dalla luce è esplicato in un aneddoto riportato da J. Itten: un industriale invitò a cena un gruppo di amici ed amiche. Gli ospiti furono accolti da gradevolissimi odori di cucina, che facevano pregustare un pasto da buongustai. Ma quando i commensali si riunirono intorno alla tavola imbandita di raffinatissimi cibi, si accese una luce rossa e... la carne si colorò di un bel rosso apparendo freschissima, ma gli spinaci apparvero neri, le patate di un rosso brillante, vi fu stupore generale ma subito la luce rossa si spense e si accese una blu, e... l'arrosto sembrò stantio, le patate marce, ma subito si accese una gialla, e... il vino rosso prese l'aspetto di un olio scuro e i commensali divennero giallastri come cadaveri, alcune signore particolarmente sensibili si alzarono e lasciarono precipitosamente la sala da pranzo. Nessuno fu capace di mangiare benché tutti capissero che le strane sensazioni erano soltanto provocate dalle luci colorate. L'anfitrione ridendo accese le luci bianche spegnendo le colorate e quasi immediatamente tornò l'appetito e il buonumore.”

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3 - INTERIOR DESIGN. IL COLORE E LA QUALITA’ DELL’AMBIENTE INTERNO
Gianni Cagnazzo, Presidente di EIMO Indoor Environment Monitoring Org.

Gianni Cagnazzo ha ribadito che “… in architettura, il colore è oggigiorno per lo più preso in considerazione riduttivamente, solo per le sue possibilità e valenze estetico-decorative; non fa quasi mai parte dello start-up progettuale come elemento fondamentale o come collaborante all’intervento, viene identificato come quel superficiale elemento di rivestimento con cui nascondere o rendere visibili e plausibili, o maggiormente appetibili, superfici anonime che diversamente avrebbero difficoltà ad esistere: l’uso del colore ha così progressivamente perso quel vocabolario di significati e conoscenza che lo hanno reso simbolico protagonista nella storia dell’umanità”
“Oggi siamo contenitori di emozioni inespresse. Il colore esprime le nostre pulsioni, ma le architetture e gli interni, oggi, per lo più sono in scala di grigio, sono formalmente perfette ma non esprimono più le nostre pulsioni”.

Cagnazzo definisce la traccia di un possibile percorso metodologico progettuale, da adottare nella composizione di quello che può essere definito un ambiente interno “cromaticamente corretto”: “il nostro punto di partenza – ha detto il presidente EIMO - è la consapevolezza che il colore, in quanto fisicamente onda elettromagnetica, agisce fisiologicamente sul nostro sistema percettivo: si presuppone quindi la necessaria conoscenza di base di come il colore debba essere impiegato per le sue peculiarità di interazione con il sistema percettivo dell’utente e quali sono le regole elementari che governano fisica, fisiologia e interazione psicologica del colore con il soggetto. In secondo luogo, è imprescindibile la conoscenza delle fondamentali regole di percezione ambientale del soggetto, e come i parametri ambientali possano essere ridotti, aumentati, corretti e gestiti anche attraverso l’uso del colore.

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4 - CONTRASTO CROMATICO, ACCESSIBILITA’, UNIVERSAL DESIGN
Giuseppe Mincolelli, Architetto, Lineaguida, Firenze

Mincolelli interviene su un uso specifico del colore: l’uso del contrasto cromatico come strumento fondamentale per l’accessibilità di spazi ed oggetti.

In questo senso, il mancato contrasto cromatico è “illegittimo” nel design di oggetti e spazi a forte valenza funzionale.
Legittimo invece in caso di oggetti e spazi a puro valore emozionale.
Il concetto è ben esemplificato dall’illustrazione di progetti concepiti per l’accessibilità a soggetti disabili (vedi immagini). Il corretto utilizzo del contrasto cromatico negli arredi, e la semplificazione degli spazi, ne consentono la fruizione autonoma anche da parte di soggetti con sindrome di Down.

L’uso del contrasto cromatico è il fondamento della progettazione crono-ergonomica.

Questo indirizzo di progettazione si basa sui 7 principi dell’Universal Design, elaborati negli Stati Uniti da The Center for Universal Design della North Carolina State University nel 1995. (vedi dettagli in file allegato UNIVERSAL DESIGN.doc).
Principio 1: Uso equo
Il progetto è utilizzabile e commerciabile per persone con differenti abilità.
Principio 2: Uso flessibile
Il progetto si adatta ad una ampia gamma di preferenze e di abilità individuali.
Principio 3: Uso semplice ed intuitivo
L’uso del progetto è facile da capire indifferentemente dalle esigenze dell’utilizzatore, dalla conoscenza, dal linguaggio, o dal livello corrente di concentrazione.
Principio 4: Percettibilità delle informazioni
Il progetto comunica le necessarie ed effettive informazioni all’utilizzatore, in modo indifferente rispetto alle condizioni dell’ambiente o alle capacità sensoriali dell’utilizzatore.
Principio 5: Tolleranza all'errore
Il progetto minimizza i rischi e le conseguenze negative o accidentali o le azioni non volute.
Principio 6: Contenimento dello sforzo fisico
Il progetto può essere usato in modo efficace e comodo con la fatica minima.
Principio 7: Misure e spazi per l'avvicinamento e l'uso
Appropriate dimensioni e spazi sono previsti per l’avvicinamento, per l’accessibilità, la manovrabilità e l’uso sicuro indipendentemente dalla statura, dalla postura e dalla mobilità dell’utilizzatore.
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5 - LE COLORITURE ANTICHE NEGLI EDIFICI STORICI. TUTELA E CONSERVAZIONE
Germano Tagliasacchi, Esperto in riqualificazione ambientale

Germano Tagliasacchi, autore del Piano del Colore della Città di Torino, interviene sull’alternarsi, nel corso della storia dell’arte e dell’architettura, del primato della forma o del colore.
L’architetto arriva poi a definire i principi del restauro delle coloriture urbane.

“Quale fosse il sentimento neoclassico intorno al colore inteso come matrice artistica è noto: il bianco equivaleva alla purezza e la forma prevaleva sulla superficie colorata.
La ragione aveva il sopravvento sulla passione … Quando negli anni Trenta
dell’Ottocento Hittorf ed A.C Quatremére de Quincy riscoprirono la policromia
dei templi greci e gli accenti vividi, sorprendenti e rivoluzionari dei rossi, gialli, blu, verdi applicati alle partiture architettoniche la querelle artistica che ne derivò rimise in discussione, in modo definitivo, il concetto del colore e i preconcetti razionali che lo influenzavano. Iniziò, così, una lunga ininterrotta convivenza tra due concezioni del “mondo”: i sostenitori del nitore e del bianco contro i manipoli di “selvaggi” che hanno sposato la causa del colore.”

“La teoria della città storica intesa come opera d’arte nella sua interezza, introdotta da Marco Romano in La città come opera d’arte, Einaudi 2008, trova conferma nelle norme urbanistiche che, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, hanno tentato di regolamentare, spesso con scarsi risultati, la conservazione del paesaggio urbano nel suo insieme… La conservazione di questo unicum comprende anche, nei suoi disciplinari, la tutela di quel fenomeno millenario rappresentato dall’avvicendarsi delle coloriture storiche che sedimentandosi nel paesaggio urbano hanno determinato il segno distintivo e contrassegnato l’anima della città europea.”

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6 - NANOTECNOLOGIE, LA STESSA LINGUA DELLA NATURA
Federica Maietti, Dottore di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura Univ. Ferrara

Federica Maietti affronta il tema del trattamento delle superfici attraverso le nanotecnologie e le biotecnologie, che riproducono artificialmente le nanostrutture naturali.
Altamente esemplificativi i casi portati da Maietti del fiore di loto e delle zampe del geco.
La superficie autopulente del loto e quella aggrappante delle zampe del geco sono state studiate e riprodotte in laboratorio, ottenendo intonaci di ultima generazione con le stesse caratteristiche.
I materiali nanostrutturati si possono considerare come “derivati” da “strutture” che la
natura ha già pensato a collocare in organismi viventi al fine di ottenere performance
particolari.
“Wilhelm Barthlott, dell’università di Bonn, l’uomo che ha scoperto e sviluppato l’effetto
loto, ha una visione: una Manhattan autopulente, in cui basta un po’ di pioggia per
riportare muri e finestre dei grattacieli all’immacolata pulizia di un fiore di loto. E non è il
solo a immaginare un mondo dove gli oggetti debbano essere lavati, al massimo, una
volta ogni tanto: in Giappone, si stanno sviluppando superfici auto-deodoranti e
disinfettanti per stanze da bagno e ospedali ” (Peter Forbes, 2008).

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7 - RISPARMIO ENERGETICO E FACCIATE CALDE
Paolo Rava, Delegato ANAB Assoc. Naz. Architettura Bioecologica

Paolo Rava ha descritto i principali criteri dell’efficienza energetica dell’involucro.
“Abitabilità e sostenibilità – ha esordito Rava- sono i due temi del dibattito che coinvolge sia il pensiero progettuale e tecnico, sia quello della cultura del linguaggio architettonico. Tra le sue responsabilità etiche, l’architettura deve oggi ricercare un linguaggio che sappia esprimere i caratteri del rispetto ecologico e dell’uso dell’energia rinnovabile, compatibile con il percorso della natura, senza rinunciare ai valori estetici ed economici…”.
Rava parla tra l’altro di utilità dello spazio inutile, esemplificato dal portico, come spazio abitativamente “inutile”, ma altamente utile nel sistema microclimatico dell’ edificio e per il comfort degli ambienti confinati adiacenti. L’architettura definisce l’utilità altra del portico, tanto quanto quella del patio e della loggia, tutti elementi spaziali ora dimenticati o estromessi dal dialogo architettonico per problemi economici e di rendimento.

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