nib.com architecture texts - BOOK
Francesco Palpacelli
Alessandro Brodini
03.01.20
Divagazioni in bosco. Diario di un giovane architetto
Recensione di Valentina Piscitelli
Che Palpacelli amasse gli alberi era cosa nota, quel che meno si conosceva, e che il volume curato da Alessandro Brodini mette in luce, è l’anelito alla conoscenza che in senso lato lo studente di architettura svela al lettore attraverso il susseguirsi di pensieri sparsi, frammenti di un diario involontario che il curatore ricostruisce in modo sistematico conferendo struttura ad una serie di riflessioni scritte e di disegni sparsi, non sempre di datazione certa. A questi pensieri si aggiungono alcune lettere della allora fidanzata Gabriella, poi divenuta sua moglie, che dalla scomparsa dell’architetto, si è dedicata assiduamente alla costruzione degli apparati della memoria, dapprima incoraggiando una serie di attività divulgative e mostre, a seguire una serie di pubblicazioni sulla sua figura professionale. Questo libro, rispetto alle precedenti pubblicazioni, fa eccezione non solo per le argomentazioni trattate, ma anche per la difficoltà del lettore ad inquadrare lo scritto all’interno di un genere letterario: non è un diario, non è un libro di architettura, come afferma il curatore, sono “ricomposizioni ideali di fogli sciolti, di appunti”, pure divagazioni dell’architetto, come il titolo rammenta. Per chi come me lo ha conosciuto in vita, allegro e appassionato dello stare in compagnia, è sorprendente scoprirne il lato meditativo, che forse è appartenuto ad un tempo diverso: quello della ricerca dell’identità, quello più intimo e privato, non senza turbamenti. Tutto ciò senza tralasciare l’amore per la cultura: voce del verbo coltivare. E nell’orto del giovane Palpacelli troviamo molti germogli: la poesia - da Saba a Garcia Lorca, passando per Verlaine e Rimbaud -; la pittura - da Delacroix a Van Gogh e Cezanne, e ancora Bonnard, Ensor, Monet, Paul Klee e il colore; il design di Mackintosh; il misticismo di Gaudì; la scultura di Max Bill; la pittura cinese antica e moderna e le stampe giapponesi, che sfoceranno nell’amore per l’architettura organica e per Wright; la filosofia; la natura – gli alberi di Roma, il mare a Ostia, Villa Celimontana, Fiuggi- ; il cinema di Pabst e di John Ford, e – non ultimo - l’amore per la musica. Una certa convinzione che si sarebbe espresso facendo qualcosa di importante nella sua vita emerge chiaramente, come pure la ricerca della “verità e il fare” come pura espressione della gioia.
Francesco Palpacelli. Divagazioni in bosco. Diario di un giovane architetto, 1951-1954
Campisano editore
A cura di: Alessandro Brodini - Gennaio 2016