nib.com architecture texts - ARTICLE
SANTO MARRA
architect
01.04.14
STUPIDA ITALIA
Il caso della centrale a carbone di Saline Joniche
Mentre in Germania le nuove energie rinnovabili mettono a segno record su record, in Italia, invece, nonostante il Sole vi sia in abbondanza dappertutto, la quota di energia da carbone viene preferita, registrando un forte indebolimento delle nuove forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili.
Addirittura, mentre le attuali 13 centrali a carbone attive sono oggetto di proteste per i rischi di mortalità e malattie indotti dalle loro emissioni nocive e per una di esse, proprio in questi giorni e per gli stessi motivi, è stato disposto il sequestro dal gip, a Reggio Calabria una società multinazionale impone la compatibilità ambientale del proprio progetto, per realizzare una mega centrale a carbone della potenza di 1320 MWe (8.000 ore di funzionamento annuale previsto, con due sezioni da 660 Mw ciascuno, il doppio della centrale più grande attualmente funzionante in Italia), in località Saline Joniche, in una magnifica cornice naturalistica, affacciata sul mare dello Stretto di fronte l’Etna e su un’oasi faunistica e area S.I.C..
Jeremy Rifkin, guru dello sviluppo sostenibile, non solo boccia il carbone ma ogni tipo di impianto centralizzato, schierandosi a favore di nuove generazioni di sistemi orizzontali diffusi di produzione di energia da fonti rinnovabili, da associarsi alle nuove abitazioni ovvero intervenendo sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, nella piena convinzione che bisogna avere abitazioni autosufficienti ed energeticamente attive, non come opzione ma come obbligo, per far sì che il settore delle costruzioni che oggi è il primo fattore di riscaldamento del pianeta diventi parte della soluzione.
Renzo Piano, recentemente nominato Senatore a vita, con il suo progetto sociale “Rammendare le periferie” prescrive la necessità di intervenire con priorità assoluta sui territori marginali e degradati, siti dismessi e/o da bonificare, quartieri problematici e pregiudicati, con l’irrimandabile obiettivo di recuperare questi luoghi a nuovi spazi di socialità. La rivitalizzazione di queste aree urbane non può non toccare i temi dell’energia e dell'efficienza energetica ovvero della rigenerazione degli edifici e dei quartieri secondo i principi dell’eco-sostenibilità.
Le due personalità, non solo tracciano l’unica strada possibile da seguire per il futuro delle nostre città, ma suonano la carica: una vera e propria chiamata alle armi per architetti e professionisti militanti dello sviluppo sostenibile.
Perché allora il Governo Italiano (con provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 è stata decretata la “compatibilità ambientale e l’autorizzazione al successivo esercizio” del megaprogetto presentato dalla società multinazionale) vuole imporci una nuova mega Centrale a Carbone?
Perché Italo Rota e Andreas Kipar si sono prestati a fare da foglia di fico, firmando i progetti architettonico e paesaggistico per creare un «innovativo landmark territoriale»?
Come è possibile poter pensare di rammendare col fuoco?
L'area in questione, come tante periferie italiane, è stata in passato impropriamente antropizzata, negandone nei fatti la giusta valorizzazione delle qualità naturalistiche e paesaggistiche presenti. Oggi, invece di intervenire per correggere gli errori del passato, si vuole distruggere definitivamente quello che resta: il progetto della Centrale, tutt'altro che in sintonia con il Quadro Regionale Territoriale/Paesaggistico e programmi complessi d'area (PISL e PISR e PSL), non solo comprometterà irreversibilmente tutta la zona di sedime costiera ma, con l’annesso elettrodotto lungo 35 Km che attraversa il Parco Nazionale dell'Aspromonte, interessando 18 siti vincolati, determinerà ulteriori e assurdi guasti ambientali. Infine, oltre ai danni fisici al territorio vi si aggiungeranno quelli associati alle inevitabili e massicce emissioni inquinanti in atmosfera (secondo i dati della stessa società sono pari a 8 milioni circa di tonn/anno di CO2, 3 mila tonn/anno circa di Sox ed Nox, polveri per circa 436 tonn/anno), che non sarà possibile contenere in uno spazio circoscritto.
La soluzione, invece, è a portata di mano; l'Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, nel 2012 ha programmato ed esperito un concorso internazionale di idee, una chiamata per architetti e paesaggisti alla ricerca di soluzioni compatibili per questo luogo già ampiamente sfigurato e prima che accadesse l'irreparabile con la centrale a carbone. Il concorso in generale ha avuto un esito straordinario, una importante partecipazione e tanti progetti di alta rilevanza paesaggistica; in particolare, il progetto vincitore ha proposto la riparazione ambientale dei luoghi e una rinaturalizzazione ex-ante, un vero e proprio parco della sostenibilità.
Purtroppo, al momento l'alternativa è accantonata!
Mentre in Germania le nuove energie rinnovabili mettono a segno record su record, in Italia, invece, nonostante il Sole vi sia in abbondanza dappertutto, la quota di energia da carbone viene preferita, registrando un forte indebolimento delle nuove forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili.
Addirittura, mentre le attuali 13 centrali a carbone attive sono oggetto di proteste per i rischi di mortalità e malattie indotti dalle loro emissioni nocive e per una di esse, proprio in questi giorni e per gli stessi motivi, è stato disposto il sequestro dal gip, a Reggio Calabria una società multinazionale impone la compatibilità ambientale del proprio progetto, per realizzare una mega centrale a carbone della potenza di 1320 MWe (8.000 ore di funzionamento annuale previsto, con due sezioni da 660 Mw ciascuno, il doppio della centrale più grande attualmente funzionante in Italia), in località Saline Joniche, in una magnifica cornice naturalistica, affacciata sul mare dello Stretto di fronte l’Etna e su un’oasi faunistica e area S.I.C..
Jeremy Rifkin, guru dello sviluppo sostenibile, non solo boccia il carbone ma ogni tipo di impianto centralizzato, schierandosi a favore di nuove generazioni di sistemi orizzontali diffusi di produzione di energia da fonti rinnovabili, da associarsi alle nuove abitazioni ovvero intervenendo sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, nella piena convinzione che bisogna avere abitazioni autosufficienti ed energeticamente attive, non come opzione ma come obbligo, per far sì che il settore delle costruzioni che oggi è il primo fattore di riscaldamento del pianeta diventi parte della soluzione.
Renzo Piano, recentemente nominato Senatore a vita, con il suo progetto sociale “Rammendare le periferie” prescrive la necessità di intervenire con priorità assoluta sui territori marginali e degradati, siti dismessi e/o da bonificare, quartieri problematici e pregiudicati, con l’irrimandabile obiettivo di recuperare questi luoghi a nuovi spazi di socialità. La rivitalizzazione di queste aree urbane non può non toccare i temi dell’energia e dell'efficienza energetica ovvero della rigenerazione degli edifici e dei quartieri secondo i principi dell’eco-sostenibilità.
Le due personalità, non solo tracciano l’unica strada possibile da seguire per il futuro delle nostre città, ma suonano la carica: una vera e propria chiamata alle armi per architetti e professionisti militanti dello sviluppo sostenibile.
Perché allora il Governo Italiano (con provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 è stata decretata la “compatibilità ambientale e l’autorizzazione al successivo esercizio” del megaprogetto presentato dalla società multinazionale) vuole imporci una nuova mega Centrale a Carbone?
Perché Italo Rota e Andreas Kipar si sono prestati a fare da foglia di fico, firmando i progetti architettonico e paesaggistico per creare un «innovativo landmark territoriale»?
Come è possibile poter pensare di rammendare col fuoco?
L'area in questione, come tante periferie italiane, è stata in passato impropriamente antropizzata, negandone nei fatti la giusta valorizzazione delle qualità naturalistiche e paesaggistiche presenti. Oggi, invece di intervenire per correggere gli errori del passato, si vuole distruggere definitivamente quello che resta: il progetto della Centrale, tutt'altro che in sintonia con il Quadro Regionale Territoriale/Paesaggistico e programmi complessi d'area (PISL e PISR e PSL), non solo comprometterà irreversibilmente tutta la zona di sedime costiera ma, con l’annesso elettrodotto lungo 35 Km che attraversa il Parco Nazionale dell'Aspromonte, interessando 18 siti vincolati, determinerà ulteriori e assurdi guasti ambientali. Infine, oltre ai danni fisici al territorio vi si aggiungeranno quelli associati alle inevitabili e massicce emissioni inquinanti in atmosfera (secondo i dati della stessa società sono pari a 8 milioni circa di tonn/anno di CO2, 3 mila tonn/anno circa di Sox ed Nox, polveri per circa 436 tonn/anno), che non sarà possibile contenere in uno spazio circoscritto.
La soluzione, invece, è a portata di mano; l'Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, nel 2012 ha programmato ed esperito un concorso internazionale di idee, una chiamata per architetti e paesaggisti alla ricerca di soluzioni compatibili per questo luogo già ampiamente sfigurato e prima che accadesse l'irreparabile con la centrale a carbone. Il concorso in generale ha avuto un esito straordinario, una importante partecipazione e tanti progetti di alta rilevanza paesaggistica; in particolare, il progetto vincitore ha proposto la riparazione ambientale dei luoghi e una rinaturalizzazione ex-ante, un vero e proprio parco della sostenibilità.
Purtroppo, al momento l'alternativa è accantonata!