nib.com landscape texts - ARTICLE
Luigi Centola
Architetto
10.03.12
BUCO NERO 1 > CAVA ERCHIE
L’analisi del primo “buco nero” e le relative proposte di recupero sono dedicati alla cava di Erchie in Costiera amalfitana. Il caso è esemplificativo di un problema diffuso, tipico dell’Italia. Il nostro territorio è costellato di ferite, sono state censite oltre 10.000 cave abbandonate e mai riqualificate. Certamente è necessario reperire i materiali per contribuire allo sviluppo e all’economia, ma sfigurare il paesaggio è inaccettabile. In Campania abbiamo ereditato più di 2.000 cave dismesse, circa 600 si trovano in provincia di Salerno.
La cava di Erchie giace abbandonata dal 1965 nel bel mezzo di un sito Unesco, ineguagliabile monumento all’incuria e allo scempio perpetrato dall’uomo. Il sito necessita sia della messa in sicurezza che della mitigazione dell’impatto, investimenti facili da ripagare attraverso la creazione di attività imprenditoriali stagionali funzionali anche al rilancio turistico della splendida baia. L’iniziativa compete ovviamente ai privati proprietari o, in alternativa, all’Amministrazione di Maiori, che ha dimostrato sensibilità verso la frazione di Erchie proponendo di recente un piano spiaggia, che tuttavia non tiene conto delle eccezionali opportunità connesse alla cava e mostra difficoltà nel perseguire obiettivi di qualità architettonica e paesaggistica.
Immaginiamo l’ispirata visione di un ingegnere, architetto o paesaggista di esperienza e talento:
quali i possibili risultati per il restauro del buco nero?
1> Integrazione ingegneristica
Ricomporre la sagoma originaria della montagna, per esempio, attraverso una struttura reticolare metallica leggera ricoperta con membrane a cuscino d’aria, simile a quella realizzata in una ex cava di caolinite per l’Eden project in Cornovaglia, offrirebbe allo stesso tempo la possibilità di annullare l’impatto della roccia viva e realizzare una spettacolare attrazione turistica. Un parco tematico della biodiversità mediterranea, parzialmente al coperto, con giochi d’acqua, piscine, talassoterapia e percorsi didattici, fruibile 365 giorni all’anno, anche di notte.
2> Invenzione architettonica
La soluzione più estrema è quella dell’architetto romano Luigi Orestano. Nel 1987 spinto dalla passione acquisita nello sviluppo di piani turistici e strutture alberghiere, declinata con successo anche in Costiera amalfitana e nel Cilento (hotel Le Sirenuse a Positano, hotel Luna a Amalfi, hotel Raito a Vietri, King's hotel a Palinuro, hotel Castelsandra a Castellabate), propone la clonazione in chiave moderna di Positano al posto della ferita nel paesaggio causata dalla sconsiderata attività estrattiva nella collina digradante sul mare. Un villaggio turistico, o un nuovo paesino in Costiera da realizzarsi al posto dei due tagli nella montagna.
3> Protesi paesaggistiche
Il restauro del paesaggio si potrebbe, infine, facilmente realizzare impiegando protesi low tech a basso costo e impatto zero come corde di canapa o reti in fibre naturali che consentirebbero alla vegetazione di autoripararsi lentamente. L’integrazione di microimpianti eolici e fotovoltaici creerebbe spettacolari scenari per installazioni artistiche luminose e interattive. L’energia utilizzata per la fruizione degli spazi recuperati a fini turistici (stabilimenti balneari, ristoranti, piscine…) posti alla base della cava, compresa l’illuminazione pubblica sarebbe generata a costo zero, utilizzando soltanto vento e sole.
Ai coraggiosi proprietari e agli Enti preposti le decisioni sulla visione più appropriata, purché si capisca che un “buco nero” può essere finalmente visto come una rara opportunità invece che come un problema e si realizzi un progetto d’eccellenza condiviso in grado di consentire sia il recupero dei capitali investiti che il rilancio turistico di Erchie… Possibilmente senza far trascorrere altri 50 anni.
Pubblicato in versione adattata sul Corriere del Mezzoggiorno del 9 marzo 2012
La cava di Erchie giace abbandonata dal 1965 nel bel mezzo di un sito Unesco, ineguagliabile monumento all’incuria e allo scempio perpetrato dall’uomo. Il sito necessita sia della messa in sicurezza che della mitigazione dell’impatto, investimenti facili da ripagare attraverso la creazione di attività imprenditoriali stagionali funzionali anche al rilancio turistico della splendida baia. L’iniziativa compete ovviamente ai privati proprietari o, in alternativa, all’Amministrazione di Maiori, che ha dimostrato sensibilità verso la frazione di Erchie proponendo di recente un piano spiaggia, che tuttavia non tiene conto delle eccezionali opportunità connesse alla cava e mostra difficoltà nel perseguire obiettivi di qualità architettonica e paesaggistica.
Immaginiamo l’ispirata visione di un ingegnere, architetto o paesaggista di esperienza e talento:
quali i possibili risultati per il restauro del buco nero?
1> Integrazione ingegneristica
Ricomporre la sagoma originaria della montagna, per esempio, attraverso una struttura reticolare metallica leggera ricoperta con membrane a cuscino d’aria, simile a quella realizzata in una ex cava di caolinite per l’Eden project in Cornovaglia, offrirebbe allo stesso tempo la possibilità di annullare l’impatto della roccia viva e realizzare una spettacolare attrazione turistica. Un parco tematico della biodiversità mediterranea, parzialmente al coperto, con giochi d’acqua, piscine, talassoterapia e percorsi didattici, fruibile 365 giorni all’anno, anche di notte.
2> Invenzione architettonica
La soluzione più estrema è quella dell’architetto romano Luigi Orestano. Nel 1987 spinto dalla passione acquisita nello sviluppo di piani turistici e strutture alberghiere, declinata con successo anche in Costiera amalfitana e nel Cilento (hotel Le Sirenuse a Positano, hotel Luna a Amalfi, hotel Raito a Vietri, King's hotel a Palinuro, hotel Castelsandra a Castellabate), propone la clonazione in chiave moderna di Positano al posto della ferita nel paesaggio causata dalla sconsiderata attività estrattiva nella collina digradante sul mare. Un villaggio turistico, o un nuovo paesino in Costiera da realizzarsi al posto dei due tagli nella montagna.
3> Protesi paesaggistiche
Il restauro del paesaggio si potrebbe, infine, facilmente realizzare impiegando protesi low tech a basso costo e impatto zero come corde di canapa o reti in fibre naturali che consentirebbero alla vegetazione di autoripararsi lentamente. L’integrazione di microimpianti eolici e fotovoltaici creerebbe spettacolari scenari per installazioni artistiche luminose e interattive. L’energia utilizzata per la fruizione degli spazi recuperati a fini turistici (stabilimenti balneari, ristoranti, piscine…) posti alla base della cava, compresa l’illuminazione pubblica sarebbe generata a costo zero, utilizzando soltanto vento e sole.
Ai coraggiosi proprietari e agli Enti preposti le decisioni sulla visione più appropriata, purché si capisca che un “buco nero” può essere finalmente visto come una rara opportunità invece che come un problema e si realizzi un progetto d’eccellenza condiviso in grado di consentire sia il recupero dei capitali investiti che il rilancio turistico di Erchie… Possibilmente senza far trascorrere altri 50 anni.
Pubblicato in versione adattata sul Corriere del Mezzoggiorno del 9 marzo 2012