Roma
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[TRÒ-PI-CO]
Rome
Oscurità. Suoni e voci d'ovatta soffocano sull'ampia gonna nera. Mistero. L'invito seducente di una luce parlante. Nella tensione di pochi attimi si costruiscono le immagini dell'atteso. Le forme dell'oltre. Il sipario si apre. L'oltre individuale s'infrange su quello imposto. Qui, l'autunno di Roma si colora di tropico. E' |trò-pi-co| (gr. τροπικός sottint. κύκλος). Il tropico si avvicina, avanza verso il polo. Vedo le foglie di banano, le tinte degli inseparabili, le curve di Burle Marx nel mio televisore. Vedo pelli d'ebano in cerca di salvezza e deserto che ruba terra all'ulivo. Il tropico è lontano, si aggrappa all'equatore. Sogno Alejo Carpentier in via Flaminia. Sogno il SESC Pompeia e una città che si stratifica. Tropico è viaggio. Esplorazione e ritorno. Tropico è doppio. Sempre al di là e sempre al di qua. Tropico è la linea degli oltre. Tropico è rivoluzione.