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L’edificio è concepito come luogo in cui si incrociano percorsi di persone di diverse culture e generazioni, spinte da motivazioni ed esigenze molteplici che generano flussi di energia vitale eterogenei e diffusi nell’arco della giornata. Dall’incrocio delle forze prodotte da questi flussi e della relazione con il parco e gli edifici circostanti prende vita il principio generatore da cui si sviluppa il progetto. Sotto la pressione di queste forze il volume dell’edificio si arretra a nord e sud in modo da creare gli accessi; si solleva per non interrompere la continuità tra il quartiere ed il parco e per creare un percorso privilegiato che li colleghi attraverso il grande atrio/piazza. Il volume si piega ad est per creare una quinta che instauri un rapporto dialogico con l’incubatore delle arti; arretra e si piega a ovest per fare in modo che il parco si insinui all’interno del lotto per creare una corte fruibile dagli utenti del centro.