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Eva Grillo
Architect
03.09.07
Sangue Novo Portuguese
Il flusso che attraversa l’intero Portogallo, grazie alle opere della nuova generazione di architetti, offre una nuova prospettiva sull’architettura portoghese. Questa analisi sullo stato delle cose si propone di mostrare una parte delle nuove linee di ricerca e trasformazioni che partendo dai singoli atelier prendono forma nel territorio.
La riflessione storico, politica e sociale degli ultimi trenta anni, fa rilevare una distanza del Portogallo dalla cultura architettonica del resto dell’Europa, determinata da un’identità specifica riconosciuta oggi a livello internazionale.
Successivamente al 1974, anno della fine del regime di Salazar, il Paese ha intrapreso un processo di grande trasformazione, rivolgendo il suo sguardo verso il resto del continente: questa rivoluzione ha contribuito allo sviluppo dell’interesse sociale e al riconoscimento del ruolo dell’architettura nella società.
Durante questa transizione emergono figure di giovani architetti che a loro volta guidati da maestri segnano le premesse di un futuro promettente.
Il maestro Fernando Távora insegna presso la Scuola di Porto; l’allievo Álvaro Siza Vieira realizza le sue prime opere, la Casa de Chá da Boa Nova (1963), le piscine di Leça da Palmeira (1966). Sono i passi di un percorso che con il suo linguaggio continua a segnare la creazione architettonica contemporanea. L’analisi del luogo come matrice, la conoscenza dei materiali e il controllo del dettaglio, la purezza delle geometrie e la firmitas definiscono le basi per le strategie di ricerca.
Nuovi maestri, tra gli anni ’80 e ’90, iniziano ad essere fautori di edifici emblematici nell’ambito nazionale e internazionale: Eduardo Souto de Moura, Gonçalo Byrne, João Luís Carrilho da Graça… La plasticità delle geometrie, la presenza di elementi come l’acqua e la pietra danno vita ad un’ architettura intimamente relazionata con il luogo e la storia.
La nuova produzione architettonica dell’ultimo decennio rivela una poetica che prescinde dal binomio tra la cosiddetta “Scuola di Porto” e i linguaggi progettuali di Lisbona, in alcuni casi emerge un distacco quasi totale dai fenomeni di emulazione dei maestri.
Il sangue novo portuguese ha maturato una diversa autonomia, a volte spasmodica, anche attraverso l’analisi degli eventi oltre frontiera. Lo spirito migrante, che da sempre è appartenuto al popolo portoghese, è forte anche nelle nuove generazioni che, in seguito alla scoperta dello scambio accademico e professionale con il resto dell’Europa, sono partite verso territori sconosciuti dove nuove forme di percepire lo spazio erano state elaborate.
Il viaggio verso la formazione ha generato contaminazioni indotte dall’interpretazione delle produzioni di maestri del panorama internazionale come Herzog & de Meuron, Zumthor, Sejima, Koolhaas, solo per citare alcuni nomi. Alcuni di questi giovani architetti hanno osservato, imparato, metabolizzato e sono ritornati in Portogallo; altri non sono mai andati via dal loro paese e hanno ugualmente intrapreso il loro iter di ricerca attraverso anni di pratica presso gli atelier dei maestri locali, tra Lisbona e Porto.
Nell’ambito del viaggio verso la formazione, in Portogallo si continua a verificare un fenomeno riguardante i giovani architetti italiani: in tanti, a partire dagli anni ’80 con l’ingresso del Progetto Erasmus nelle facoltà, si sono spinti verso questa lingua di terra al confine con l’Atlantico. Alcuni hanno vissuto solo un’esperienza temporanea, altri invece hanno deciso di stabilirsi aprendo studi propri.
E’ comune trovare all’interno degli atelier neolaureati usciti dalle nostre facoltà che intraprendono per la prima volta la vita professionale tra Lisbona e Porto. Mondi apparentemente differenti si incontrano, gli italiani riscoprono l’influenza dell’architettura moderna / razionalista del proprio paese e la osservano da un nuovo punto di vista.
Da questo incontro di culture è uscito fuori un evidente risultato di qualità che nel 2005 e nel 2006 si è concretizzato in due esposizioni “Architetti italiani in Portogallo” e “Newitalianblood Traveling - Arquitectos portugueses e italianos”.
Negli ultimi anni diversi studi si sono affacciati sul panorama dell’architettura portoghese distinguendosi per la chiarezza delle proposte e per la coerenza delle tematiche individuali. Lo spaccato che oggi si presenta è una rete di giovani professionisti che insegnano presso le numerose facoltà, sia statali che private, pubblicano su scala internazionale i loro progetti, partecipano ad incontri dove il confronto tra differenti generazioni fornisce la possibilità, attraverso lo scambio, di una maggiore crescita.
Il 2007 è stato l’anno di inaugurazione della prima Triennale di Architettura di Lisbona che si è aperta con una conferenza internazionale di architettura per riflettere sulle tematiche della città contemporanea. La partecipazione di 25 architetti internazionali evidenzia ancora una volta l’interesse e l’apertura verso il dialogo.
Un altro evento che da qualche mese anima le notti degli architetti a Lisbona è il “Pecha Kucha Night”, idea che nasce a Tokyo e che si è diffusa in diversi paesi. All’interno del Teatro Cinearte A Barraca, architetti, artisti, designers, grafici e video artisti lusitani si incontrano in maniera informale e si raccontano in 6 minuti, mostrando 20 diapositive per 20 secondi ognuna. João Luís Carrilho da Graça, Josè Adrião, Inês Lobo, AS*, Moov, Atelier Mob…
Generazioni a confronto diretto nel contesto della recente architettura portoghese. Incontri organizzati dall’Ordine degli Architetti, dibattiti che continuano a vivere nella rete, alimentano costantemente il significato dell’architettura all’interno del tessuto sociale.